Posted on 29 ottobre 2013
foto di Riva Chiarina e del marito Trezzi Giuseppe
Riva Chiara (1886 – 1963) era sorella di mio nonno Paolo. Era una donna minuta. Io la ricordo abbastanza bene e dalle foto mi pare fosse molto simile alla sua mamma Marièt. Aveva i capelli mossi, castano rossicci, come anche il fratello Demetrio. Si era sposata con Giuseppe Trezzi. Presso i Riva così c’erano ben tre Giusepp e venivano chiamati rispettivamente: Giusepp (Riva Giuseppe, o Ziu Giusep, fratello di nonno Paolo); Giusepp Tres (marito di Zia Chiarina) e Giusep Calòm (“quell’uomo”) che era Giuseppe Caprotti, contadino che aiutava i Riva nella gestione delle loro terre, che ad un certo punto erano divenute parecchie se si considera che un bel pezzo di cimitero di Monza verso S. Albino è stato realizzato su terreni espropriati ai Riva per “una ciòca da lat” (per una scodella di latte, cioè per quattro soldi).
Giuseppe Caprotti
La Zia Chiarina aveva uno spirito piuttosto pragmatico, da vera mercante. Ma ovviamente le donne avevano meno diritti successori rispetto ai maschi. Comunque era legatissima alla famiglia.
Ebbe anche un bambino di nome Vittorio ma anche questa è una vicenda dolorosissima. Per i loro impegni professionali i genitori avevano lasciato il piccolo a balia presso una contadina brianzola (di Mezzago?). Lo andavano regolarmente a trovare. Ma ad un certo punto il piccolo non cresceva abbastanza. Ziu Tres allora decide di portare tanto il piccolo che la balia da un pediatra a Monza. Il medico tocca il seno alla donna e dice: “Ma vedì no che cala dona chi la ga pu da latt?”. Insomma il bambino beveva da tempo solo un pò di acqua e siero. Probabilmente la donna stessa non ne era cosciente e poi la miseria era tale…Ma ormai era troppo tardi e per il piccolo che aveva già più di un anno non ci fu niente da fare. Così a quei tempi neppure un certo benessere poteva evitarti il dolore straziante di perdere un figlio.
Probabilmente in seguito Zia Chiarina e il marito non poterono più avere figli. Zia Chiarina divenne però la balia/istitutrice/guardia di tutti i nipoti che spesso accompagnava in vacanza ad Olcellera e una volta anche ad Alassio. Proprio ad Alassio accadde una volta un fatto increscioso. Zia Chiarina si sentì autorizzata a prestare ad una estranea un romanzo della nipote Dina (Eudilia, figlia di Giuseppe). Dina pianse ma non osò fare rimostranze. Mia mamma Enrica, che era più piccola e sfrontata fu invece molto scortese con la zia. Zia Chiarina, offesa, ostentatamente preparò la valigia e minacciò di tornare a casa lasciando i nipoti (Dina, Franco, Mario, Ginetta ed Enrica) da soli. Enrica ricorda che tutti loro tristissimi si strinsero nel lettone cantando disperati e singhiozzanti “Cuore di mamma”, canzone strappalacrime del tempo.
In realtà Zia Chiarina voleva molto bene ai nipoti e anche ai pronipoti come me. Io la ricordo bene. Per molti anni organizzò anche un piccolo pollaio in quello che oggi è il mio giardino. Negli ultimi tempi, malata, stette a casa nostra ed è morta in quella che era la mia cameretta.
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