FRATELLO DI MIO NONNO PAOLO RIVA
- foto di Riva Giuseppe con la moglie Carsani Maria
...Giuseppe invece, che era più giovane, era sensibile, diremmo oggi, alle nuove tecnologie. Era un bell’uomo, sanguigno e a volte impulsivo. Per inciso fin da piccolino fu molto irrequieto tanto che una volta, pur essendo tutto fasciato a mo' di mummia nel “bigulòt”, come si usava allora, riuscì a scendere dalla camera del primo piano lungo la ripida scala a pioli. Da grande amava molto fare scherzi ai bambini. Una volta, per esempio, appese all'attaccapanni lo zio Emilio, anche lui fasciato come usava ai tempi, e lo lasciò li terrorizzato per un bel po'. Esempio ben seguito da mia madre che amava lasciare il cuginetto Carluccio Guidali, di tre o quattro anni, appollaiato sulla forcella di un albero dicendogli: “Finché non smetti di piangere non ti tiro giù!”. Lo Zio Giuseppe era appassionato soprattutto di meccanica. Aveva la moto e si occupava della manutenzione dei carri e dei calessi e in seguito delle auto e dei camion della famiglia. Per un destino beffardo morì ancora piuttosto giovane cadendo proprio nella buca del suo meccanico di fiducia a Concorezzo, mentre rimirava il motore del suo camion in riparazione. Un evento drammatico cui purtroppo dovette assistere il figlio Mario. I soccorsi furono immediati ma vani.
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