Caro Luca, a parte il vivere nello
stesso paese, la casa della tua nonna (Maria Fascia mi pare, che era
una bella donna, piuttosto alta e che mi pare ti somigliasse) era di
fianco al negozio di tessuti dei Riva che erano i miei nonni.
Soprattutto io e tuo padre siamo stati in classe assieme in quarta
elementare, un anno straordinario per tutti e due. I vari maestri di
prima non capivano le difficoltà di un ragazzino figlio di immigrati
pugliesi. Così gli davano cattivi voti. E lui ovviamente non amava
la scuola. Poi in quarta avemmo un maestro straodinario, siciliano,
che si chiamava Salvatore Crimi. Il tuo papà abitava al mulino e
c'era una strada non asfaltata. Il maestro, per evitare che bigiasse
andava a prenderlo ogni mattina. Spesso con il fango e la neve. Con lui la scuola
fu un divertimento. Ci divise in "pattuglie" e io e Mario
eravamo sempre assieme. Siccome io ero figlio di una maestra il
compito era che noi facessimo tutto assieme. Il giovedì che stavamo
a casa ci sentivamo persi. Allora ci si trovava lo stesso davanti a
scuola. A fine anno Mario era bravo e appassionato. Ma il maestro era
un tipo che dava fastidio. Per studiare il latte, per esempio, ci
portava dai contadini e poi alla centrale del latte. Così al
direttore rompeva le palle e l'anno dopo lo mandarono via nonostante
tutti i nostri genitori avessero firmato una petizione. Mi ricordo
come fosse oggi tuo padre attaccato al cancello della scuola che
piangeva a dirotto il primo giorno di scuola. "Cosa succede
Mario?" gli chiesi. "Hanno mandato via il maestro!".
Così tornò la scuola di sempre e poco dopo a dieci o dodici anni il
tuo papà lavorava un sacco di ore al giorno per mettere i pavimenti
di linoeum. Ma noi siamo rimasti sempre legati da quella esperienza e
ogni volta che ci si rivedeva era una vera gioia. Lui mi sorrideva sotto i suoi riccioli biondi, coi suoi occhi azzurri e il suo sorriso aperto e dolce. Gli voglio ancora tanto bene.
PS. appena trovo la foto di classe te la mando.
Paolo
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