lunedì 8 settembre 2014

STORIA DEI RIVA - IL MITO DELLE ORIGINI


La storia dei Riva, come ogni racconto che si rispetti inizia con un "C'era una volta...".
Dunque c'era una volta un Riva che... 
"La Rosa" Riva, cugina di mio nonno Paolo, figlia di Riccardo Riva, fratello del mio bisnonno Davide, è in questo caso la  voce narrante e ci trasmette questo aneddoto fondativo. Dice di avere sentito dire dai suoi vecchi che un nostro antenato, in epoca non meglio precisata,  sarebbe scappato dalla Brianza per aver ucciso qualcuno nel corso di una rissa “per la politica” (passione sicuramente condivisa poi da mio nonno Paulin e da suo fratello maggiore Guido, come spiegherò meglio più avanti). 
I nostri antenati, comunque, erano i Riva “di Foi”. Dal soprannome Fol (singolare) e Foi (plurale). Temo che significasse più o meno “matti” (il che peraltro collimerebbe con il nostro “mito delle origini” sopra citato ma anche col carattere fumantino di alcuni di noi (penso a Riva Giuseppe, fratello di Paolo e Guido, ma anche a mia madre e...a me stesso). Edoardo Fossati, storico del nostro paese, dice di aver trovato documenti su dei Riva di Calò (vicino a Besana). Prima o poi occorrerebbe verificare se a Calò esistano o siano esistiti dei Riva "di Foi".
Per inciso ricordo che a Bratto (Bg), tanti anni fa, conoscemmo, in vacanza, una signora Riva di Brugherio che aveva un negozio (se ricordo bene di elettrodomestici in Viale Santa Caterina) la quale sapeva dai suoi vecchi di essere parente dei "Riva di Foi" di S. Albino. Anche i Bramati  che ebbero a lungo un negozio di elettrodomestici in Via Italia a Monza (in “vasca” si diceva fino non molto tempo fa), erano imparentati coi Riva di Foi. Mia madre ricorda in particolare Angelo Bramati, detto Angiulin. Loro discendevano proprio da Riva Angelo, detto Angiulin, altro fratello del mio bisnonno Davide. La loro madre era infatti Vittoria Riva, figlia appunto di Riva Angelo e sorella di Ida ed Ines che abitavano a S.Albino "in cuntrada" (Via Marco d'Agrate, Via Mameli) nonché di Emma che era zoppa per una lussazione dell' anca non curata in età infantile (“perché i nostar genitur eran ignurant”, diceva con rammarico).
Mia madre Enrica dice che suo padre Paulin, da govane, avrebbe voluto sposare proprio una di queste sorelle, la Ines. Ma la bisnonna Marièt (Maria Besana), sua madre, lo dissuase perché erano cugini primi. In realtà poi Ines sposò un altro cugino, Giuseppe Riva. Questo Giuseppe Riva era  cugino primo di mio nonno Paolo. Era figlio di Riccardo, altro fratello di mio bisnonno Davide. Giuseppe era fratellastro (perché avevano lo stesso padre ma madre diversa) della Pina Riva, mamma di Ginetta e nonna del mio coetaneo Nandino Mambretti, di Rosa che era la madre di Marco Varisco (amico di mia mamma, poi disperso in Iugoslavia), nonché di Iole, detta Iulìn, mamma del Carlìn Colombo. La Iulìn secondo mia madre ricordava molto nel fisico minuto la zia Giuseppina Riva (detta Pino; da leggersi con dieresi), sorella del bisnonno Davide trasferitasi, come spiegherò altrove, a Parigi. Iulìn, rimasta vedova presto, visse sempre con la cognata Colombo Maria (detta Mièt o Mietin). Entrambe adoranti il loro Carlìn.
A proposito di tutti questi diminutivi mia madre osserva che ai tempi nessuno veniva chiamato col nome proprio. Ciascuno aveva un soprannome di famiglia ed un soprannome personale o doveva quantomeno sottostare ad una qualche storpiatura del proprio nome. Spesso era un vezzo affettuoso ma non erano rari anche appellativi ironici o addirittura grevi.

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foto di S.Albino - la Piazzetta - 1925 scattata da Henry Peyer di Zurigo, genero di Riva Guido









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