La storia dei Riva, come ogni racconto che si rispetti inizia con un "C'era una volta...".
Dunque c'era una volta un Riva che...
"La
Rosa" Riva, cugina di mio nonno Paolo, figlia di Riccardo Riva,
fratello del mio bisnonno Davide, è in questo caso la voce narrante e
ci trasmette questo aneddoto fondativo. Dice di avere sentito dire dai
suoi vecchi che un nostro antenato, in epoca non meglio precisata,
sarebbe scappato dalla Brianza per aver ucciso qualcuno nel corso di una
rissa “per la politica” (passione sicuramente condivisa poi da mio
nonno Paulin e da suo fratello maggiore Guido, come spiegherò meglio più
avanti).
I
nostri antenati, comunque, erano i Riva “di Foi”. Dal soprannome Fol
(singolare) e Foi (plurale). Temo che significasse più o meno “matti”
(il che peraltro collimerebbe con il nostro “mito delle origini” sopra
citato ma anche col carattere fumantino di alcuni di noi (penso a Riva
Giuseppe, fratello di Paolo e Guido, ma anche a mia madre e...a me
stesso). Edoardo Fossati, storico del nostro paese, dice di aver trovato
documenti su dei Riva di Calò (vicino a Besana). Prima o poi
occorrerebbe verificare se a Calò esistano o siano esistiti dei Riva "di
Foi".
Per
inciso ricordo che a Bratto (Bg), tanti anni fa, conoscemmo, in
vacanza, una signora Riva di Brugherio che aveva un negozio (se ricordo
bene di elettrodomestici in Viale Santa Caterina) la quale sapeva dai
suoi vecchi di essere parente dei "Riva di Foi" di S. Albino. Anche i
Bramati che ebbero a lungo un negozio di elettrodomestici in Via Italia
a Monza (in “vasca” si diceva fino non molto tempo fa), erano
imparentati coi Riva di Foi. Mia madre ricorda in particolare Angelo
Bramati, detto Angiulin. Loro discendevano proprio da Riva Angelo, detto
Angiulin, altro fratello del mio bisnonno Davide. La loro madre era
infatti Vittoria Riva, figlia appunto di Riva Angelo e sorella di Ida ed
Ines che abitavano a S.Albino "in cuntrada" (Via Marco d'Agrate, Via
Mameli) nonché di Emma che era zoppa per una lussazione dell' anca non
curata in età infantile (“perché i nostar genitur eran ignurant”, diceva
con rammarico).
Mia
madre Enrica dice che suo padre Paulin, da govane, avrebbe voluto
sposare proprio una di queste sorelle, la Ines. Ma la bisnonna Marièt
(Maria Besana), sua madre, lo dissuase perché erano cugini primi. In
realtà poi Ines sposò un altro cugino, Giuseppe Riva. Questo Giuseppe
Riva era cugino primo di mio nonno Paolo. Era figlio di Riccardo, altro
fratello di mio bisnonno Davide. Giuseppe era fratellastro (perché
avevano lo stesso padre ma madre diversa) della Pina Riva, mamma di
Ginetta e nonna del mio coetaneo Nandino Mambretti, di Rosa che era la
madre di Marco Varisco (amico di mia mamma, poi disperso in Iugoslavia),
nonché di Iole, detta Iulìn, mamma del Carlìn Colombo. La Iulìn secondo
mia madre ricordava molto nel fisico minuto la zia Giuseppina Riva
(detta Pino; da leggersi con dieresi), sorella del bisnonno Davide
trasferitasi, come spiegherò altrove, a Parigi. Iulìn, rimasta vedova
presto, visse sempre con la cognata Colombo Maria (detta Mièt o Mietin).
Entrambe adoranti il loro Carlìn.
A
proposito di tutti questi diminutivi mia madre osserva che ai tempi
nessuno veniva chiamato col nome proprio. Ciascuno aveva un soprannome
di famiglia ed un soprannome personale o doveva quantomeno sottostare ad
una qualche storpiatura del proprio nome. Spesso era un vezzo
affettuoso ma non erano rari anche appellativi ironici o addirittura
grevi.
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