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sabato 31 ottobre 2015
QUANDO UN VECCHIO MUORE BRUCIA UNA BIBLIOTECA
In questa lettera di Suor Gloria a mia madre ritrovo il senso del lavoro che sto facendo. In modo un po' caotico e frettoloso sto cercando comunque di fermare un po' della nostra memoria prima che sia tardi. Già oggi mi ritrovo quotidianamente a rimpiangere di non aver dedicato sufficiente tempo ed attenzione ai racconti di mia madre.
Come dicono gli africani quando un vecchio muore brucia una biblioteca...
E poi vorrei testimoniare ai nostri parenti più giovani che ormai vivono in un contesto del tutto diverso il senso di un legame così forte che informava le vite di tutti i nostri vecchi. In fondo, come ben mi ha insegnato l'adozione, si è famiglia non solo e non tanto per un legame di sangue, ma soprattutto se lo si desidera, se si ama entrare in una relazione ricca e si gode del piacere di condividere la propria esistenza con gli altri. Proprio in questi giorni ho sentito parlare di una ricerca intitolata "Affetti da adozione". Essa indica che l'adozione ha contribuito a produrre un nuovo e più aperto modello di famiglia, prodromo di una convivenza umana migliore. I nostri vecchi lo sapevano già, tanto che tra i miei "parenti" più affettuosi ci sono stati "quelli di Castano". Il legame d'origine era stato semplicemente l'invio a balia presso questa famiglia di Castano del cugino di mia madre Terenzio (di Busto Arsizio). Così per me i parenti di Busto (da dove veniva mia nonna Virginia) o quelli di Zogno (dove si era sposata la sorella di mia madre) sono figure presenti ed amate. Oggi il modello familiare è cambiato ma se lo si desidera possiamo riannodarci alle nostre radici comuni che sono fatte di sangue, di genetica, di tracce profonde impresse nei secoli nel nostro DNA ma soprattutto di valori e di insegnamenti che abbiamo il dovere di trasmettere.
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giovedì 29 ottobre 2015
Dalle carte di mia madre non solo immaginette funerarie
Dopo la morte di mia madre sto frugando pian piano fra le sue carte. Alla fine ho deciso di scannerizzare almeno le foto dei parenti che lei conservava gelosamente e corredava di note e memorie. Le altre, quasi un intero paese, penso le affiderò al Sangalli o a Edoardo Fossati perchè sono comunque un patrimonio di visi e date da non perdere. Intanto il blog comincia ad assomigliare ad un piccolo cimitero. Ma col tempo spero di corredare le foto di ricordi. Di alcuni potrei già scrivere pagine e pagine. Di altri, per ora, quasi nulla. Ma già ora da quelle scarne notizie escono proprompenti storie come quelle della piccola bisnonna Mariet che a sei anni lavorava in filanda o quella dello zio Guido che a 10 anni viene messo sul treno per Parigi. O storie dolorose come quelle dei tanti "morticini", spesso senza nome, che sono stati i fratellini dei nostri bisnonni e nonni. Quella del piccolo Davide, fratellino di mia madre morto prematuramente; quella di Marco la cui mamma morì di parto; di Riva Enea, morto in Grecia durante la seconda guerra mondiale o di Vertemati Luigi, morto e sepolto a Trieste durante la prima guerra mondiale. Un bagaglio di vicende umane che i miei mi hanno tramandato con rispetto e che al di là del legame di sangue fanno la sostanza di una visione della vita, e della morte, che è forse il lascito più solido che "i nostri vecchi Riva" ci hanno trasmesso. Una vita semplice, scarna, fatta di lavoro  e sacrifici ma anche di capacità di accettare quanto viene, di curiosità, voglia di imparare, senso della dignità e del rispetto per gli altri e per sé stessi.
lunedì 8 settembre 2014
IL MIO BISNONNO DAVIDE RIVA
- Accanto al più generale soprannome di Riva di "Foi" i miei parenti Riva più prossimi condividono il più specifico soprannome de "I David"; ovvero i discendenti di Davide (Riva).
Come
 già detto il mio bisnonno Davide Riva era forse l’unico (o certamente 
uno dei pochi) in grado di leggere in tutta la "Casìna" (s dura) 
(Cascina Bastoni, oggi S.Albino di Monza). Quando è morto, nel 1900 
aveva 56 anni. Per cui deve essere nato nel 1844. L’anno di morte è 
certo perché è successo quando mio nonno Paulìn, suo figlio, era 
militare ed aveva appena prestato servizio come guardia d’onore ai 
funerali di Giuseppe Verdi, a Milano.
Un
 giorno (memorabile) Davide si era staccato dalla vasta famiglia del  
“regiù” (reggitore, pater familias) Giovanni Riva. Giovanni, con figli, 
nuore e nipoti, abitava nella "Curt di Fopa", nell’odierna Via Marco 
d'Agrate. Oggi la corte non esiste più e al suo posto c'è il posteggio 
di fronte a Piazza Pertini (o "Piazza del sole"). La "Curt di Fopa" 
probabilmente si chiamava così perché all'interno c'era un 
avvallamento,  un buco (in dialetto “una fopa”; o chiusa) che con la 
pioggia si riempiva d'acqua fino a divenire quasi un piccolo stagno in 
cui, come dice mia madre, “sguazzavano le anatrelle”. Era una Corte 
appartenente alla Congregazione di Carità di Monza della quale i Riva 
coltivavano le terre. Vi abitava anche la famiglia Galbiati (quella di 
Don Mario Galbiati, fondatore di Radio Maria prima e di Radio Mater 
poi).
In
 quella mattina incriminata Davide non si era recato alla “vigna” a 
lavorare con gli altri perché un suo figlio molto piccolo, forse 
neonato, stava morendo. La sera il padre Giovanni gliene chiese conto e 
quando Davide rispose risentito ("sun sta a cà a vedè 'l mè bagai a 
murì!" – “sono rimasto a casa a vedere mio figlio che moriva”) il 
vecchio  non ammise questa mancanza di rispetto e gli mollò due sberle. 
La bisnonna Marièt, moglie di Davide, allora non volle più stare in 
famiglia. Così Davide prese la moglie e i figli e se ne andò. Si 
trasferì poco lontano, di fronte alla "piazzetta", in un locale libero. 
Venne
 in soccorso anche una fortunata combinazione. Zio Erculin, altro 
fratello di Giuanìn, era zoppo e probabilmente proprio per questo faceva
 il sarto a Monza anziché il contadino come destino di tutti i Riva in 
salute. Spesso Davide, la domenica, aiutava lo zio e dunque sapeva già 
fare qualche lavoretto di sartoria. La bottega in piazzetta (dove fino a
 qualche decennio fa c'erano degli ortolani) era libera e i miei 
bisnonni andarono ad abitarci. Così Davide iniziò a fare il sarto. Ma 
non erano ancora i tempi dell' "Italian fashion". Ricordando la sua 
infanzia col papà sarto il nonno Paulìn diceva sempre: "Por al sart, 
puaret i client, l'era ‘na miseria unica". 
Poi
 però Davide trovò una seconda occupazione e parallelamente all'attività
 di sarto svolse anche le funzioni di postino. Non è che a S. Albino il 
postino lo potessero fare in molti dal momento che erano quasi tutti 
analfabeti.  
E'
 probabile che il bisnonno Davide abbia imparato a leggere e scrivere da
 un prete. Esisteva infatti la scuola di catechismo e lì, secondo 
Edoardo Fossati, a chi era abbastanza sveglio insegnavano a leggere. A 
chi era molto sveglio insegnavano anche a scrivere. In realtà poi 
esisteva (ma credo a Monza) anche una scuola elementare e forse il 
piccolo Davide ci era andato. Va ricordato tra l’altro, che l’italiano 
era allora per il popolo una sorta di lingua straniera. Perfino il mio 
nonno Paulin che leggeva quotidianamente il giornale non imparò mai a 
pronunciare le z che, come le doppie, del resto, nel nostro dialetto non
 esistono. Mia madre ha trovato anche un promemoria autografo in cui 
Paulin segna verdure da acquistare e, esattamente come quando parlava, 
scrive “pressemolo” anziché prezzemolo (che in dialetto poi si chiama 
“erburìn”). Per mia madre stessa, maestra e buona conoscitrice anche del
 latino, l’italiano è stato acquisito come una seconda lingua, accanto 
alla vera lingua madre, quella in cui ancora pensa e sogna, che è il 
dialetto. 
Del
 fatto che Riva Davide facesse il postino comunque siamo certi perché lo
 stesso già citato Edoardo Fossati ha trovato documentazione relativa a 
regolare concorso vinto dal bisnonno. Oltretutto nell'unica foto che lo 
ritrae con la moglie Maria Besana (uniti in realtà solo in virtù di un 
fotomontaggio) calza il berretto con fregio delle Regie Poste ben 
visibile. 
Davide
 doveva essere un uomo minuto, come i suoi figli maggiori. Ha un bel 
viso fine, un'espressione intelligente e probabilmente ha gli occhi 
chiari. Credo celesti come mio nonno Paulìn e come mia mamma. 
Probabilmente aveva anche un’indole mite proprio come suo figlio Paulin.
 Purtroppo morì ancora relativamente giovane.
I FIGLI DI RIVA GIOVANNI
devo ancora verificare il tutto
Erano:
- Riva Angelo (Angiulin) padre di Ida, Emma e Ines
 - Riva Riccardo - padre di Rosa, Pina e Iole, di Giuseppe (fratellastro x via di madre) che poi ha sposato la cugina Ines (nonni di Riva Enea) e un altro fratello che era il papà del Pierino Riva (la cui sorella Angela è la mamma di Ornella).
 - Riva Gerardo
 - Riva Giuseppina (pino)
 - Riva Davide (mio bisnonno)
 - Riva Luigina (Luisina) che ha sposato un Nava Pasiran (antenato di Paolo Brioschi), hanno avuto un figlio che era papà del Gilardo Nava papà di Giuana Poma e zio del Defendente
 - Riva Giuanina mamma di Enrico Della Torre (detto Rico della Alessia) (era sepolta nel sotterraneo della chiesa del Cimitero, scesa la scala, prima stanzetta a sinistra sulla parete di sinistra - il marito è appunto un Della Torre).
 
Riva Erculin invece penso fosse in realtà un fratello di Riva Giovanni (devo verificare)
IL MIO TRISNONNO RIVA GIOVANNI
Riva Giovanni (detto
 anche Giuanìn, o “Foll vecc”) nacque probabilmente attorno al 1820. E’ 
il primo Riva di cui vi sia memoria certa tramandata di padre in figlio.
 Sulla base delle mie congetture fondate sul testo di Fossati sopra 
citato è abbastanza probabile che sia figlio di Riva Gerardo e di Della 
Torre Giovanna Maddalena i quali ebbero almeno 5 figli. La moglie di 
Riva Giovanni fu Maino Anastasia (detta “Màm Anastasìa”
 con accento sulla i) che era originaria di un cortile di Agrate 
Brianza. Riva Giovanni era un contadino abitante in di “cà da la 
Cungregasiùn”. La Congregazione di Carità di Monza non era un ente 
religioso ma gestiva i lasciti per l’Ospedale. Di mestiere Giovanni 
coltivava terre appartenenti alla stessa Congregazione.
Per
 quanto tramandato Giovanni doveva essere un “regiù” (reggitore, pater 
familias) piuttosto duro. D’altra parte, come era allora costume, doveva
 badare ad una intera tribù fatta di figli, nuore e nipoti tutti 
conviventi sotto lo stesso tetto.
Anastasia
 invece, secondo i racconti del mio nonno Paolo (Paulìn), era piccolina e
 dolce. Dopo che il bisnonno Davide si era allontanato burrascosamente 
dalla casa paterna, Paulìn andava spesso dalla nonna Anastasia che, 
presumo di nascosto dal severo “regiù”, gli dava una fetta di pan giallo
 sfregato sulla “saracca” (uno stoccafisso appeso alla trave del 
soffitto) dicendogli affettuosamente : “tè, mangia nanìn!”.
I MIEI PIU' LONTANI ANTENATI (RIVA)
La recente pubblicazione del bel libro di Edoardo Fossati “CASCINE BASTONI E SANT'ALBINO” (2013)  ha
 aperto un nuovo spiraglio di conoscenza sulle nostre radici. Anche se 
non ne ho certezza assoluta pare quasi certo che nello “Status animarum 
della parrocchia di S. Gerardo (anni 1823-1829) siano citati quelli che 
potrebbero essere i miei quadrisnonni: Riva Gerardo sposato con Della Torre Giovanna Maddalena
 i quali vivono con 5 figli. Nella stessa abitazione vivono i fratelli 
di Gerardo: Carlo, Marcellina e Angelo Maria. Riva Gerardo ha a quel 
tempo 35 anni e potrebbe dunque essere nato fra il 1788 e il 1794.  
Credo siano i genitori del trisnonno Giovanni, primo Riva di cui ci sia memoria direttamente tramandata di padre in figlio.
 Che Riva Gerardo possa essere il mio quadrisnonno lo conferma il fatto 
che uno dei figli di Giovanni, probabilmente il primogenito, si chiama 
proprio Riva Gerardo. Ed era consuetudine che il primogenito ereditasse 
il nome dal nonno. Inoltre la casa censita dovrebbe essere la stessa, 
nella Curt di Fòpa, dove vissero i “nostri” successivi Riva. Anche il 
nome Angelo torna successivamente nell'onomastica dei Riva.
Sempre
 traendo notizie dallo stesso testo del Fossati potremmo ipotizzare che 
sia nostro ulteriore antenato e genitore del Riva Gerardo sopra citato 
un Riva Carlo sposato con Maria Perega (allora i 
cognomi erano spesso coniugati al singolare o per genere). Essi vivono 
(secondo lo “Status animarum” del 1787) con tre figli nella “Casa del 
Convenio”. Se si trattasse davvero del padre di Riva Gerardo questo Riva
 Carlo potrebbe essere nato tra il 1750 e il 1770.  
STORIA DEI RIVA - IL MITO DELLE ORIGINI
La storia dei Riva, come ogni racconto che si rispetti inizia con un "C'era una volta...". 
Dunque c'era una volta un Riva che... 
"La
 Rosa" Riva, cugina di mio nonno Paolo, figlia di Riccardo Riva, 
fratello del mio bisnonno Davide, è in questo caso la  voce narrante e 
ci trasmette questo aneddoto fondativo. Dice di avere sentito dire dai 
suoi vecchi che un nostro antenato, in epoca non meglio precisata,  
sarebbe scappato dalla Brianza per aver ucciso qualcuno nel corso di una
 rissa “per la politica” (passione sicuramente condivisa poi da mio 
nonno Paulin e da suo fratello maggiore Guido, come spiegherò meglio più
 avanti). 
I
 nostri antenati, comunque, erano i Riva “di Foi”. Dal soprannome Fol 
(singolare) e Foi (plurale). Temo che significasse più o meno “matti” 
(il che peraltro collimerebbe con il nostro “mito delle origini” sopra 
citato ma anche col carattere fumantino di alcuni di noi (penso a Riva 
Giuseppe, fratello di Paolo e Guido, ma anche a mia madre e...a me 
stesso). Edoardo Fossati, storico del nostro paese, dice di aver trovato
 documenti su dei Riva di Calò (vicino a Besana). Prima o poi 
occorrerebbe verificare se a Calò esistano o siano esistiti dei Riva "di
 Foi". 
Per
 inciso ricordo che a Bratto (Bg), tanti anni fa, conoscemmo, in 
vacanza, una signora Riva di Brugherio che aveva un negozio (se ricordo 
bene di elettrodomestici in Viale Santa Caterina) la quale sapeva dai 
suoi vecchi di essere parente dei "Riva di Foi" di S. Albino. Anche i 
Bramati  che ebbero a lungo un negozio di elettrodomestici in Via Italia
 a Monza (in “vasca” si diceva fino non molto tempo fa), erano 
imparentati coi Riva di Foi. Mia madre ricorda in particolare Angelo 
Bramati, detto Angiulin. Loro discendevano proprio da Riva Angelo, detto
 Angiulin, altro fratello del mio bisnonno Davide. La loro madre era 
infatti Vittoria Riva, figlia appunto di Riva Angelo e sorella di Ida ed
 Ines che abitavano a S.Albino "in cuntrada" (Via Marco d'Agrate, Via 
Mameli) nonché di Emma che era zoppa per una lussazione dell' anca non 
curata in età infantile (“perché i nostar genitur eran ignurant”, diceva
 con rammarico).
Mia
 madre Enrica dice che suo padre Paulin, da govane, avrebbe voluto 
sposare proprio una di queste sorelle, la Ines. Ma la bisnonna Marièt 
(Maria Besana), sua madre, lo dissuase perché erano cugini primi. In 
realtà poi Ines sposò un altro cugino, Giuseppe Riva. Questo Giuseppe 
Riva era  cugino primo di mio nonno Paolo. Era figlio di Riccardo, altro
 fratello di mio bisnonno Davide. Giuseppe era fratellastro (perché 
avevano lo stesso padre ma madre diversa) della Pina Riva, mamma di 
Ginetta e nonna del mio coetaneo Nandino Mambretti, di Rosa che era la 
madre di Marco Varisco (amico di mia mamma, poi disperso in Iugoslavia),
 nonché di Iole, detta Iulìn, mamma del Carlìn Colombo. La Iulìn secondo
 mia madre ricordava molto nel fisico minuto la zia Giuseppina Riva 
(detta Pino; da leggersi con dieresi), sorella del bisnonno Davide 
trasferitasi, come spiegherò altrove, a Parigi. Iulìn, rimasta vedova 
presto, visse sempre con la cognata Colombo Maria (detta Mièt o Mietin).
 Entrambe adoranti il loro Carlìn.
A
 proposito di tutti questi diminutivi mia madre osserva che ai tempi 
nessuno veniva chiamato col nome proprio. Ciascuno aveva un soprannome 
di famiglia ed un soprannome personale o doveva quantomeno sottostare ad
 una qualche storpiatura del proprio nome. Spesso era un vezzo 
affettuoso ma non erano rari anche appellativi ironici o addirittura 
grevi.
venerdì 5 settembre 2014
OTTOBRE 2014 : VISITA DEI PEYER AI RIVA

Ricevo oggi questo scritto da Mabel, moglie di Kurt. Il tramite è stato Cédric Peyer, nipote di Edoardo, fratello di Kurt (entrambi ormai deceduti). Cédric, che ha circa 37 anni, assieme al padre Edi (che ne ha circa 67) verrebbero a Monza il 5-6-7 ottobre. A questo punto verrebbe anche Mabel che, come vedete, ha molti interrogativi e info sulla storia dei Riva. Lancio un'appello ai miei parenti, specie ai più giovani a tenersi pronti per un pranzo/cena tutti assieme, col supporto delle loro competenze linguistiche.
Paolo
5/9/14
Dear Paolo
Greetings from Canada.
I have spoken with Cedric and he has invited me to come to Monza with
him and his father on October 6 to 8. I would very much like to do this
as I will be in Swiss during that time.Is this o.k. with you?
I would love to make contact with your family again.How are you and your
family? And especially Enrica? Is she well.I have been looking over the
family records which Kurt's mother Anna shared with us and I would like
to share and upgrade this info.Anna's father Guido Riva as you know was
the brother of Paolo 1879-1950 ,father of Enrico ,your grandmother.
I have records of Guido's Family {1877- 1942} children born in Zurich;
Irene, Anna and Rosa.
I have many questions about Guido whereabouts from the time he was born
in Italy and his apparent trip to Paris in 1891? to work with an uncle
Davido in the funeral business,his arrival in Zurich,Marriage to Eliza
Ottilia Kuster and the birth of their three daughters Anna, Irene and
Rosa.When did Guido return to Italy and did Ottilia go with him?I met
Ottilia in Zurich shortly after Kurt and myself were married.I will see
if Cedric and myself can trace Guido's whereabouts in the time he spent
in Switzerland,but maybe you can get the details of his life spent in
Italy and if possible his time in France.I find this history very
interesting and the period of mid 1800 to early 1900 full of upheaval in
Europe. Kurt's mother told us of her fathers relationship with Mussolini
{incorrect spelling?} She recalled sitting on his knee!! Hopefully this
was before Mussolini became a Fascist!!
Looking forward to hearing from you.
With love to all the family Mabel
TRADUZIONE:
Caro Paolo
Saluti dal Canada.
Ho parlato con Cedric e lui mi ha invitato a venire a Monza con
lui e suo padre tra il 6 e l'8 ottobre. Mi piacerebbe molto dal momento che sarò in Svizzera in quel periodo. Per te va bene?
Mi piacerebbe entrare di nuovo in contatto con la vostra famiglia. Come stai tu e la tua famiglia? E soprattutto Enrica? Sta bene? Ho fatto delle ricerche sui documenti di famiglia che la madre di Kurt, Anna (Riva) ha condiviso con noi e mi piacerebbe condividere e aggiornare queste informazioni. Il padre di Anna, Guido Riva come sapete era il fratello di Paolo (1879-1950), padre di Enrica, tua madre. Ho registrazioni di famiglia delle figlie di Guido (1877- 1942) nate a Zurigo: Irene, Anna e Rosa.
Ho molte domande su Guido, dal momento in cui è nato in Italia al suo viaggio a Parigi (nel 1891?) dove ha lavorato con uno zio Davide (nota di Paolo: in realtà Gerardo, fratello di mio bisnonno Davide) nel settore funebre; poi il suo arrivo a Zurigo; il Matrimonio con Eliza Ottilia Kuster e la nascita delle loro tre figlie Anna, Irene e Rosa. Quando Guido ha fatto ritorno in Italia e Ottilia è andata con lui? Ho incontrato Ottilia a Zurigo poco dopo che Kurt ed io ci siamo sposati. Sono interessata a questo periodo di metà 1800, primi del 1900, pieno di sconvolgimenti in Europa. La madre di Kurt ci ha raccontato del rapporto di suo con il padre Guido con Mussolini. Ha ricordato varie volte di essere stata seduta sulle sue ginocchia! Ovviamente prima che Mussolini divenisse fascista !!
Attendiamo un vostro riscontro.
Con amore per tutta la famiglia
Mabel
domenica 9 marzo 2014
ALTRI ARTICOLI (STORIA DEI RIVA)
Credo di averlo appreso proprio dai racconti di mia madre e 
soprattutto dall’immagine che lei mi restituito di suo padre Paolo, mio 
nonno. PREMESSA (tratta da un articolo pubblicato in passato). Io sono 
brianzolo. Potrei definirmi padano…se la Padania esistesse. I miei 
antenati erano contadini. Non conoscevano vacanze e ancor meno viaggi di
 piacere. Non avevano neppure molta dimestichezza con … Continua a leggere →
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