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lunedì 4 marzo 2024

MARTINENGO DINO - REGORDA ANGELA (MH OK)

Martinengo Dino era l'ultimo di 4 fratelli. Era un "milanesone" anche se i genitori erano di origine veneta. Era un omone e si dedicò al pugilato come peso massimo. Collaborò anche col celebre allenatore Raffa. Allenò un cugino di nome Fabiani, anche lui di origine veneta, che era una grande promessa ma che morì molto giovane in un incidente stradale. Dino lo ricordava sempre. Dino aveva i capelli bianchi perché in guerra gli era esplosa una bomba vicino. Però da giovane lo chiamavano il "Moro" per la sua carnagione scura e olivastra. (Venitha chiese se era indiano!). Nonostante la mole era tenero. Adorava la moglie Angela Regorda che era una persona di straordinaria simpatia e vitalità. L' "Angiuleta" era inarrestabile e creativa: dipingeva quadretti naive e cucinava con passione. Faceva la cartolaia e faceva da mamma a tutti i militari di origine meridionale che arrivavano nella sua cartoleria di Dergano. In cambio imparava da loro le ricette del Sud. Dino era sempre ai suoi ordini e lei lo comandava ma con dolcezza. Lo accudiva come un bimbo ricambiata da un' affetto sconfinato. La Angiuleta era generosa e quando il cognato Rino (mio suocero) si ammalò non mancava di recarsi ogni domenica da lui per fargli compagnia. Arrivava con la borsa (la sua "gaetana") e tutto il necessario per cucinare. Dino e Angela hanno avuto due figlie: Elisa e Elena. Credo siano state la coppia più tenera, simpatica, innamorata e generosa che abbia mai conosciuto.




L'Angiuleta con Elena


martedì 31 ottobre 2023

SONO MARIA LUISA BESANA (LA NONNA MARIET) (MH OK)

 


English translation   

I am Maria Luisa Besana (called "grandmother Marièt" by my grandchildren). I was born in 1852, in Bernareggio, a few km from Monza.

My father was called Luigi Besana, my mother was Angela Nava. They were from Villanuova (near Bernareggio). I was orphaned when I was a very young child and I started working very early. They loaded me onto a wagon on Monday morning and took me to work in a spinning mill in Germanedo (near Lecco). I only came home on Sundays. I brought with me a pair of panties and some brown bread. We children spent the whole day with our hands in boiling water to take the end of the silk thread from the cocoon. I had a brother and a sister younger than me. I lived in a courtyard in Bernareggio which, when looking at the church, is on the right. My cousins ​​called Vertemati have always been close to us.
I took Davide Riva as my husband. He was born in 1844, in Cascine Bastoni - Monza. His profession was tailor and postman. He could read! I was illiterate but I had a natural ability to do calculations, which was very useful when we opened the shop that sold fabrics and a bit of everything. Many say I was pretty smart. My grandchildren who were now high school graduates tried to teach me to read but by then I was too old and I learned to spell but not to join the syllables. However, they say I was quite intelligent and ready with a joke. We had 7 children: Guido, Paolo, Chiarina, Demetrio, Giuseppe, Irene (who was very beautiful and shy and who died at just 20 years old) and a child who died immediately.
Davide was a rather sweet and kind man. His father Giovanni, on the other hand, was, as was once customary, a very authoritarian patriarch. On the other hand, his wife Anastasia Majno, who was very small, was very good and sweet. One day our little one died and Davide didn't go to work with the others in the vineyard. Father Giovanni, at the table in the evening, rudely asked him why. Davide resentfully replied that he had been at home to watch his son die. Giovanni slapped him for the tone he used in replying. So I immediately told Davide that I no longer wanted to stay in that house. So we left on the spot and were hosted in a small apartment of uncle Ercole Riva, known as "Erculin", Giovanni's brother. Despite all these trials, my life was peaceful and I faced it with serenity, with my character which was strong and lively. I have had good children and several generations of grandchildren of whom I am proud.

mercoledì 10 maggio 2023

DAL CANADA A MONZA PER SCOPRIRE LE LORO ORIGINI E PRANZARE DA PIZZAUT (with english translation) (mh ok)

 https://www.monzatoday.it/attualita/famiglia-riva-canada-pizzaut.html


Dal Canada a Monza per scoprire le loro origini e pranzare da PizzAut

Un viaggio alla scoperta delle radici quello fatto dai discendenti di Guido Riva

Dal Canada a Monza per scoprire le loro origini e pranzare da PizzAut
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Alla fine del 1800 Guido Riva aveva abbandonato l’Italia. Addio agli amici, ai parenti: quel giovane lasciava la sua Sant’Albino per realizzare il grande sogno di un futuro migliore. Oggi, a quasi un secolo e mezzo da quell’addio, i discendenti di Guido Riva hanno voluto ritornare alle origini. Dal Canada dove vivono e hanno realizzato il grande sogno di molti italiani che come il loro antenato avevano lasciato il Paese, nei giorni scorsi sono tornati in Italia, in quel quartiere di periferia da dove è iniziata la loro bellissima storia.

Cugini italiani famosi 

Qui hanno incontrato il cugino. Anche lui a Monza ha realizzato un grande sogno: creare uno dei canili ( o meglio rifugi) più belli e accoglienti d’Italia. È infatti Giorgio Riva, presidente dell’Enpa di Monza, uno dei parenti di quel Guido Riva che ha fatto grande il nome di Monza (e più precisamente di Sant’Albino) anche all'estero. Ma non solo. Gli eredi di Guido Riva hanno incontrato anche suor Maria Gloria Riva, anima della comunità religiosa di Pietrarubbia, vicino a San Marino. 

I cugini da PizzAut

Riva eredi Sant'Albino Pizzaut
Riva eredi Sant'Albino Pizzaut

Poi i discendenti canadesi hanno ammirato il rifugio di via San Damiano, hanno pranzato da PizzAut la pizzeria monzese inaugurata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e gestita da persone autistiche salita agli onori della cronaca anche perché i pizzaioli speciali hanno ribattezzato quella pizza la “più buona della galassia conosciuta”. In Canada i discendenti di Guido, partito da un villaggio in cui abbondavano solo figli e miseria, gestiscono un' importante azienda che si occupa soprattutto di grandi impianti di stoccaggio e affiancano alla loro attività professionale una grande sensibilità per le questioni sociali. La giovane Lynsi è avvocato a Londra e si occupa di tutela dei diritti umani.

Chi era Guido Riva

Riva Guido ai primi del 1900 fu impegnato nel nascente movimento socialista. Gestì a Zurigo un locale che ancora esiste (Il Cooperativo) e che era punto d'incontro per socialisti ed anarchici da tutta Europa. Ospitò tra gli altri anche Mussolini prima della sua svolta fascista. Il futuro Duce era in Svizzera renitente alla leva ma, secondo quanto tramandato in famiglia Riva era anche poco incline al pagamento di vitto e alloggio. Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale tornò volontariamente in Italia per difendere il Paese. Poi tornò a Zurigo ma durante i primi anni del nazismo il Cooperativo pullulava di soldati e ufficiali tedeschi e Guido preferì tornare a Monza dove morì pochi anni dopo. 


english translation

From Canada to Monza to discover their origins and have lunch at PizzAut

A journey to discover the roots made by the descendants of Guido Riva


At the end of the 1800s Guido Riva had left Italy. Goodbye to friends, to his relatives: that young man left his Sant'Albino (Monza) to realize the great dream of a better future. Today, almost a century and a half after that farewell, the descendants of Guido Riva have wanted to go back to their origins. From Canada where they live and have fulfilled the great dream of many Italians who, like their ancestor, had left the country, have recently returned to Italy, to that suburban neighborhood where their beautiful story began.

Famous Italian cousins

Here they have met their cousin. He too realized a great dream in Monza: to create one of the most beautiful and welcoming kennels in Italy. It is in fact Giorgio Riva, president of the Enpa of Monza, one of the relatives of that Guido Riva who made the name of Monza (and more precisely of Sant'Albino) great abroad as well. But not only. Guido Riva's heirs also met Sister Maria Gloria Riva, soul of the religious community of Pietrarubbia, near San Marino.

Then the Canadian descendants admired the refuge in via San Damiano, they had lunch at PizzAut, the Monza pizzeria inaugurated by the President of the Republic Sergio Mattarella and run by autistic people, which made headlines also because the special pizza makers renamed that pizza the "best of the known galaxy. In Canada, Guido's descendants, who left from a village where only children and poverty abounded, manage an important company that mainly deals with large storage facilities and combine their professional activity with a great sensitivity for social issues. The young Lynsi is a lawyer in London and deals with the protection of human rights.

Who was Guido Riva

Riva Guido in the early 1900s was involved in the nascent socialist movement. He ran a club in Zurich that still exists (Il Cooperative) and which was a meeting point for socialists and anarchists from all over Europe. Among others, he also hosted Mussolini before his fascist breakthrough. The future Duce was draft dodger in Switzerland but, according to what was handed down in the Riva family, he was also disinclined to pay for room and board. When the First World War broke out Guido voluntarily returned to Italy to defend the country. Then he returned to Zurich but during the first years of Nazism the Cooperative was teeming with German soldiers and officers and Guido understud very soon the criminal soul of Nazism and preferred to return to Monza where he died a few years later.


venerdì 2 luglio 2021

Recensione di Chiara Maria Riva, vincitrice del Concorso “Io, BookInfluencer” per la categoria Esordiente. (MH OK)

 

E dal cielo caddero tre mele di Narine Abgarjan

Recensione di Chiara Maria Riva, vincitrice del Concorso “Io, BookInfluencer” per la categoria Esordiente.

Maran è un villaggio armeno fuori dal tempo e dimenticato dagli uomini sul fianco del monte Manish Kar; il suo destino è stato segnato da guerre e carestie, il suo volto sfigurato da un terremoto. 

Senza più giovani né ricordi da tramandare, la comunità solidale di anziani che lo abita si appresta a invecchiare malinconicamente senza eredi e senza futuro, ma tra i suoi abitanti la bibliotecaria Anatolija, donna dal cuore d’oro nonché unica persona istruita del paese, e il fabbro Vasilij, occhi “color della cenere spenta, spalle larghe e due pugni enormi e invicibili”, diventeranno protagonisti di un evento tanto naturale quanto miracoloso che infonderà nel paese una speranza di rinascita.

L’autrice, Narine Abgarjan, scrittrice armena trapiantata in Russia, firma un’opera insolita, tra storia e fiaba.

Per le figure degli anziani di Maran ha ripescato tra le suggestioni e i ricordi d’infanzia legati ai nonni armeni, come la frase che dà il titolo al romanzo, una tipica espressione con cui i vecchi concludevano il racconto delle fiabe della tradizione, circonfuse di un alone di leggenda. Senso del magico e della spiritualità rappresentano un importante polo tematico del romanzo e convivono con l’altra sua anima, quella più storica e antropologica.

Lo stile dell’autrice si adatta con abilità a questi temi; da una parte descrive le abitudini spartane e la faticosa routine quotidiana degli abitanti, ci immerge abilmente nei profumi e nei sapori della cucina povera che non spreca nulla, nei riti funebri e nelle preparazioni per le feste. Dall’altra parte, la stessa scrittura si astrae per rivelarci l’esistenza di un mondo nascosto che dialoga con il mondo visibile in un’osmosi continua di messaggi dal cielo alla terra, dalla natura alle persone, dall’aldilà ai vivi.

Questa è l’eredità che la letteratura del realismo magico trasfonde nel nostro romanzo armeno; non per niente Narine Abgarjan ha affermato che Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez, miglior incarnazione di questo movimento in letteratura, è il suo romanzo preferito. 

Maran è un’altra Macondo, un paese con un’anima e un luogo dell’anima; gli animali (nel romanzo in particolare un misterioso pavone bianco) sono legati alle persone in modo che non ci è dato spiegare e i momenti del giorno hanno significati ultraterreni come le ore prima dell’alba in cui gli angeli della Morte vengono a prendersi le anime. 

Gli abitanti del villaggio sono paragonati a statue scolpite nella roccia, la stessa di cui sono fatte le case di Maran che dopo anni di ferite “culla il suo dolore tra braccia di pietra”: e il cerchio delle similitudini si chiude con questo legame tra il luogo e i suoi abitanti che qui continuano a vivere tenacemente, reagendo a ogni disgrazia, fedeli alle proprie radici.

E dal cielo caddero tre mele ha un sapore molto simile a opere come Cent’anni di solitudine La casa degli spiriti di Isabel Allende; chi ha amato questi libri non potrà non amare anche questo. 

Perché emoziona allo stesso modo, ma al contempo è qualcosa di diverso; e non rivelo altro se non che l’incipit del romanzo e la sua conclusione sono tra i più sorprendenti che si possano trovare in letteratura. 

Il suo finale, senza essere consolatorio e buonista, è denso di speranza, e nella sua semplicità, ci incanta senza rimedio. Perché, come si legge nel libro, le parole semplici hanno sempre un significato profondo.

 

Narine Abgarjan – E dal cielo caddero tre mele

268 pagg., 18 euro – Francesco Brioschi Editore 2018

ISBN 9788899612191