il Tenente Marco Riva in Ucraina - 1942 |
Ciao a tutti
nella foto che vi mando il Tenente Marco Riva, 27 anni, papà mio e della Titti, sta marciando alla testa del suo battaglione di mortai da 81 someggiato da muli nelle pianure dell’Ucraina. E’ il luglio del 1942. Mussolini ha deciso di associarsi ad Hitler nell’attacco alla Russia e spedisce al fronte oltre 100.000 soldati raggruppati nell’A.R.M.I.R. (Armata Italiana Russia). Ne torneranno a casa meno di 20.000. Papà era partito con una tradotta militare da Novara, sede della Sforzesca, la sua divisione che nell’Esercito Italiano era classificata come fanteria da montagna ma che era equipaggiata quasi come un qualunque reggimento di fanteria. I fanti ben ne avevano pagato le conseguenze durante la campagna di Grecia nell’autunno / inverno ’41 / ’42. La tradotta era partita a metà del giugno del 1942 e aveva lasciato i soldati in Polonia sul confine con l’Ucraina, sconfinato paese che dovettero attraversare interamente a piedi con marce di circa 50 km. al giorno. La Sforzesca arrivò sulle rive del Don ai primi di agosto del 1942 e venne schierata su un fronte di ben 30 km. Senza avere il tempo di approntare le necessarie difese e conoscendo pochissimo il territorio la divisione il 20 agosto 1942 venne attaccata da un soverchiante numero di forze sovietiche, che volevano testare le resistenze del fronte. Davanti ad un assalto così feroce ed improvviso la Sforzesca fu costretta a ritirarsi e non mancarono episodi di panico con soldati che abbandonarono precipitosamente le posizioni. Mio papà, in questo improvviso arretramento del fronte, rimase isolato dal grosso della divisione anche perché si era attardato per cercare di soccorrere un compagno ferito, che poi morì, trasportandolo a braccia. Era il 21 agosto 1942, esattamente ottant’anni fa. Tentò con i suoi uomini di sfuggire ai russi che erano avanzati rifugiandosi in un enorme campo di girasoli. Ma quando uscì i russi li attendevano con i parabellum spianati. Cominciava così un’odissea fatta di indicibili sofferenza materiali e morali, vissuta nei campi di concentramento russi che si concluse solo con la liberazione nel 1946. Sto raccogliendo le fotografie, i suoi appunti e i suoi ricordi per poterli tramandare a tutti i suoi nipoti e anche ai bisnipoti. Spero di avere l’occasione di farli vedere anche a voi. Posso nel frattempo mettere in rete la trascrizione di una lunga intervista che il papà fece molti anni fa a una radio di Brugherio e che venne inserita in un libro di memorie dal titolo “Eravamo giovani”. Vi invio infine una curiosa foto di famiglia made in Riva. E’ stata scattata sul terrazzo che divideva le due ali di casa Riva in Via Marco d’Agrate nel luglio del 1941. C’è mio papà, appena tornato dalla campagna di Grecia, nonno Demetrio, nonna Adele e un giovanissimo zio Franco, studente di medicina, nella divisa dei G.U.F. (Gruppi Universitari Fascisti)… da notare sullo sfondo la gabbia di canarini alla finestra (che ancora conservo), la tenda da sole a rigoni “carta da sücur”, il gabinetto in fondo al ballatoio…
Giorgio
Riva Titti;
Parlava sempre con affetto dei suoi muli, tenaci e insostituibili compagni di fatiche. Che storia ha avuto, che esperienze terribili deve aver passato...Proprio questo vissuto l’ha fatto diventare una persona, come si direbbe oggi, resiliente, capace di affrontare con apparente serenità e semplicità le prove che la vita gli avrebbe ancora riservato . Un bacio grande, papà.
TRANSLATION
Ed ecco per i nostri parenti all'estero una traduzione (automatica, di certo non perfetta ma comunque utile).
And here is a translation for our relatives abroad (automatic, certainly not perfect but still useful).
Hello everybody
In the photo I am sending you, Lieutenant Marco Riva, 27 years old, my dad and Titti's, is marching at the head of his 81-year-old mortar battalion donned by mules in the plains of Ukraine. It was July 1942. Mussolini decided to join Hitler in the attack on Russia and sent over 100,000 soldiers grouped in the A.R.M.I.R to the front. (Italian Russian Army). Less than 20,000 will return home. Dad had left with a military translation from Novara, headquarters of the Sforzesca, his division which in the Italian Army was classified as mountain infantry but which was equipped almost like any infantry regiment. The infantrymen had paid well for the consequences during the Greek campaign in the autumn / winter '41 / '42. The translation had left in mid-June 1942 and had left the soldiers in Poland on the border with Ukraine, a boundless country that they had to cross entirely on foot with marches of about 50 km. per day. The Sforzesca arrived on the banks of the Don in early August 1942 and was deployed on a front of 30 km. Without having the time to prepare the necessary defenses and knowing very little about the territory, the division on 20 August 1942 was attacked by an overwhelming number of Soviet forces, who wanted to test the resistance of the front. Faced with such a fierce and sudden assault, the Sforzesca was forced to retreat and there were episodes of panic with soldiers who hastily abandoned their positions. My father, in this sudden retreat of the front, was isolated from the main part of the division also because he had lingered to try to rescue an injured comrade, who then died, carrying him in his arms. It was August 21, 1942, exactly eighty years ago. He tried with his men to escape the Russians who had advanced by taking refuge in a huge field of sunflowers. But when he went out the Russians were waiting for them with parabellum leveled. Thus began an odyssey made up of unspeakable material and moral suffering, lived in the Russian concentration camps that ended only with the liberation in 1946. I am collecting the photographs, his notes and his memories to be able to pass them on to all his grandchildren and also to the great-grandchildren. I hope to have the opportunity to show them to you too. In the meantime, I can put on the net the transcript of a long interview that my father did many years ago on a radio in Brugherio and which was included in a memoir entitled “We were young”. Finally, I am sending you a curious family photo made in Riva. It was taken on the terrace that divided the two wings of the Riva house in Via Marco d'Agrate in July 1941. There is my dad, just back from the Greek countryside, grandfather Demetrio, grandmother Adele and a very young uncle Franco, a student of medicine, in the uniform of the G.U.F. (Fascist University Groups) ... note in the background the canary cage at the window (which I still have), the striped "carta da sücur" awning, the toilet at the end of the gallery ...
Giorgio Riva
He always spoke with affection of his mules, tenacious and irreplaceable companions in labors. What a story he had, what terrible experiences he must have gone through ... This very experience made him become a person, as we would say today, resilient, capable of facing with apparent serenity and simplicity the trials that life would still have reserved for him. A big kiss, dad
Titti (Maria Luisa) Riva
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